Roma, 1/12/2021. Il gruppo di lavoro Uni sui counselor è stato sospeso (e non chiuso), come evidenziato
da Reico già due settimane fa, a causa dell’atteggiamento ostruzionistico di alcune delle parti in causa
che ha reso impossibile instaurare un dialogo costruttivo. Un’occasione persa per tutti: il sistema lavoro
italiano da una parte e i cittadini dall’altra. Non comprendiamo cosa ci sia da festeggiare. Si dimentica
che il nostro paese è inserito in un sistema europeo libero che non contempla chiusure o limitazioni alla
concorrenza. Al contrario. In nessuna parte del mondo esistono queste barriere, solo in Italia si
continuano a portare avanti logiche oligarchiche che non hanno a cuore gli interessi della cittadinanza.
“Siamo molto delusi della sospensione del gruppo di lavoro”, le parole della presidente REICO Maria
Cristina Falaschi, “e di come la stessa sia stata comunicata, ma non è certo una norma Uni a sancire
l’esistenza dei counselor. Siamo una professione riconosciuta a livello nazionale e internazionale; i nostri
associati garantiscono alti standard qualitativi, devono fare formazione, rispettare regolamenti e il codice
deontologico. Lavoriamo ogni giorno per conquistare il nostro spazio sul mercato seguendo le logiche della
libertà e della concorrenza, nel rispetto della correttezza e della trasparenza. Forse è per questo che diamo
fastidio?
Nel nostro paese, almeno in alcuni ambienti, queste logiche sono invece contrastate. Il tutto in piena
controtendenza con quanto succede nel mondo e con quanto ci viene indicato dalle istituzioni europee:
l’Italia è l’unico paese che ancora prova a mettere barriere di accesso all’esercizio delle libere professioni. Si
vorrebbe imporre un sistema che elimini la concorrenza, ma ciò non succederà mai. I counselor sono una
realtà consolidata con cui si deve fare i conti. E Reico è decisamente impegnata a non indietreggiare su
questo”.
“Il paradosso”, conclude la presidente Falaschi, “è vedere dei festeggiamenti per una decisione che
allontana il nostro paese dagli standard richiesti dagli organi comunitari e che non impatterà in nessun
modo sulla vita e sull’esistenza dei counselor. Da parte nostra c’è sempre stata la massima disponibilità a
trovare soluzioni condivise, altri invece hanno preferito evitare il dialogo a favore di un ostruzionismo
precostituito. Continueremo a lavorare come sempre, anzi con ancor più forza di prima. Una cosa è certa: non ci lasceremo scippare la nostra professione”.
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